lunedì 21 dicembre 2009


A DICEMBRE LE AZIONI SONO SALITE AL 56,2% DEI PORTAFOGLI GESTITI IN CRESCITA RISPETTO AL 55,3% DI NOVEMBRE.

Un sondaggio condotto dalla Reuters   mostra che gli investitori hanno ridotto obbligazioni e cash nel mese di dicembre e hanno portato l'esposizione in titoli azionari al 56,2% ancora sotto la media dilungo termine che si attesta al disopra del 59%; il sondaggio è stato condotto presso 50 società d'investimento in America, Europa, Inghilterra e Giappon. L'investimento obbligazionario che comprende sia i titoli governativi che societari sono calati a 33,8% rispetto al 34,7% del mese scorso mentre la liquidità è calaa del 4,4% rispetto al 4,5% del mese di novembre.

IL MONEY MANAGEMENT: ALLA BASE DEL SUCCESSO IN BORSA.

"Il segreto del successo in Borsa: il Money Management", con queste parole Larry Williams sintetizza l'importanza del controllo del rischio; è ormai opinione comune e  tutti  concordano nel ritenere   il  controllo del rischio e delle perdite come l'aspetto fondamentale dell'investimento azionario;   a partire da grossi investitori  come Warren Buffett("La regola numero uno negli investimenti è mai perdere soldi. La regola numero due è mai dimenticarsi della regola numero uno") , Jim Rogers("Il mio consiglio è non perdere soldi"), Tudor Jones ("Io penso sempre alla perdite come l'opposto del guadagna. Non focalizzarti solo sui guadagni, ma concentrati sulla protezione del tuo capitale"), Marty Schwarz ("Io mi preoccupo, in assoluto di più, del controllo del rischio. Impara a gestire le perdite. L'aspetto più importante per guadagnare soldi è non lasciarsi sfuggire di mano il controllo delle perdite") e l'elenco potrebbe continuare. 
Quando ci si avvicina alla borsa il primo pensiero va alla ricerca di un sistema d'investimento capace di generare profitti e parafrasando Monroe Trout la gestione del rischio fa la differenza:"Se lei avesse un metodo d'investimento profittevole, allora la corretta  gestione del rischio farà la differenza tra il successo e il fallimento" o come in maniera rude ma efficace stigmatizza Tom Baldwin: "Lei deve ingoiare il suo orgoglio ed uscire dalla perdite". 
La maggior parte degli investitori è alla ricerca del trading system infallibile che  possa individuare il titolo che da lì a poco  permetterà guadagni sensazionali, ma è deludente constatare che nessuna    importanza viene dedicata alla gestione del rischio della posizione assunta. Evidentemente non è ancora del tutto chiaro che  per recuperare grosse perdite come può essere una del 50% bisogna poi guadagnare più del 100% per ritornare al capitale inizialmente investito e per una perdita del 75% un guadagno del 300%.( Il calcolo del guadagno necessario  per recuperare il capitale si effettua sulla base di questa formula: RP = 100/ (100 - P) * P, dove RP è la performance necessaria per ritornare al punto di pareggio, mentre P è la percentuale di perdita registrata.)
Il money management comprende l'analisi  di due elementi  inscindibili fra di loro:  il risk management ("gestione del rischio") e il position sizing. Il  primo analizza il rischio legato alla posizione assunta sul mercato; il secondo  ci indica con quanto capitale entrare per ogni trade aperto sul mercato e come ripartirlo nei vari asset di portafoglio. Un elemento da non sottovalutare per chi opera con strumenti derivati come futures ed opzioni è il giusto livello di capitalizzazione per poter affrontare al meglio il rischio assunto con strumenti caratterizzati da una forte volatilità.

DOLLARO, MATERIE PRIME E MERCATI AZIONARI ALL'UNISONO IN SALITA.


Sono oramai due mesi che si assiste ad un apprezzamento del dollaro, delle materie prime e dei mercati azionari; i timori assolutamente legittimi di qualche mese fa di   un inevitabile rafforzamento del dollaro e uno speculare crollo dei mercati, sembra al momento scongiurato;è il primo apprezzamento simultaneo a partire dal 2008 e riflette una maggiore fiducia nell'economia americana e la consapevolezza che la Fed possa iniziare a drenare parte della liquidità utilizzata per contrastare la peggiore recessione degli ultimi 50 anni. L'Us Dollar Index, la media geometrica ponderata del  valore del dollaro rispetto ad un paniere di valute(euro, con peso del 57,6%; yen giapponese, con peso del 13,6%; sterlina, con peso 11,9%; dollaro canadese, con peso 9,1%; corona svedese, con peso 4,2% e franco svizzero con peso del 3,6%), ha perso poco più del 4% nel corso di quest'anno ma da fine ottobre ha messo a segno un recupero di circa il 2% senza minimamente intaccare le performance del principale indice azionario e delle materie prime; l'SP500 è in recupero di circa il 6% e il CRB index di circa il 2%; i tre indici non crescevano all'unisono nel medesimo trimestre dal 2005.

venerdì 18 dicembre 2009

CHART OF THE DAY :UN DECENNIO DIFFICILE.


Chart of the Day  fa una rapida  disamina dell'ultimo decennio che come ben evidenzia il grafico è stato decisamente difficile; si parte dalla grande utopia dei titoli internet  che nell'anno  2000 ha innescato una fase discendente di una notevole violenza e che ha portato il   Nasdaq, dai massimi a circa 5000 punti ,a perdere poco più dell'80% in circa 2 anni e mezzo. Negli anni successivi, il mercato ha iniziato una fase di consolidamento a cui è seguito un quinquennio di costante ripresa del mercato azionario in parte grazie alle famose innovazioni finanziarie di cui si avrebbe fatto volentieri a meno e in particolare i cosiddetti mutui ninja erogati a contraenti senza reddito, senza lavoro e senza alcun risparmio. Quando quelle innovazioni finanziarie hanno diabolicamente mostrato i propri limiti siamo andati molto vicini alla catastrofe globale; negli ultimi nove mesi il Nasdaq ha iniziato una fase positiva anche se il ritmo di apprezzamento è decisamente in rallentamento e al momento è a contatto delle resistenze. Insomma, tutto sommato veramente un decennio difficile.

mercoledì 9 dicembre 2009

IL RAFFORZAMENTO DEL DOLLARO NASCONDE I TIMORI DI UN INNALZAMENTO DEI TASSI??


Nonostante gli innumerevoli tentativi di lasciare alle spalle quota 1,51 sembra che il declino del dollaro possa essere giunto alla fine; le crescenti preoccupazioni sulla situazione economica che non finisce di offrire situazioni allarmanti(vedi Dubai World e la situazione del debito  greco) e il diffuso scetticismo sulle sorti del mercato  azionario stanno riconsegnando al dollaro  la sua funzione di moneta rifugio. 
 Come era prevedibile il rafforzamento del dollaro ha avuto un impatto negativo sulle azioni e sulle materie prime  e se le incertezze dovessero aumentare è ovvio attendersi un ritorno al dollaro  e ai titoli di stato; vanno in questa direzione le decisioni dell'agenzia internazionale Standard & Poor's di abbassare il rating sul debito della Grecia e di aver rivisto l'outlook della Spagna da stabile a negativo anche se confermando allo stesso tempo il rating AA+(mentre Moody's conferma  il rating AAA e  l'outlook stabile); non si escludono revisioni  anche per l'America e l'Inghilterra . 
Non tranquillizza poi la crisi a Dubai dove la rinegoziazione del debito potrebbe anche includere la vendita degli innumerevoli asset che l'Emirato possiede in Europa. A peggiorare la situazione c'è un’altra società statale dell’emirato di Dubai che finisce sotto pressione a causa delle difficoltà del conglomerato Dubai World a onorare i suoi debiti. Si tratta di un gruppo coperto da garanzie pubbliche: la Dubai Electricity and Water Authority, l’unica società fornitrice di servizi multiutility nell’emirato
Se l'economia dovesse poi alla fin fine rilevarsi migliore di quanto si aspetti, un dollaro forte anticiperebbe  un prossimo   intervento della Fed sui tassi. 
Dal punto di vista tecnico , l'indice più rappresentativo del mercato americano non presenta novità di rilievo; resta ancora saldamente nel  trading range 1085-1110 e complice l'avvicinarsi delle festività non è da escludere che possa continuare  a restarci.

martedì 8 dicembre 2009

WHITNEY MEREDITH RICONFERMA LA VIEW PESSIMISTA: IL GOVERNO E' A CORTO DI PROIETTILI .

"I think they're out of bullets," sono le parole testuali di Meredith Whitney, nel riconfermare la sua view pessimistica (vedi post del 17 novembre u.s.) sulle reali prospettive di recupero dell'economia. L'analista punta il dito sulle onnipresenti difficoltà di accesso al credito che mano a mano stanno ("getting kicked out of the financial system") cacciando via il consumatore dal sistema finanziario e che perdureranno anche nel 2010; le preoccupazioni sono maggiori proprio in considerazione che con i tassi vicini allo zero, le banche non stanno facendo il loro mestiere classico, e nel mese di ottobre, per il nono mese successivo, il ricorso al credito è diminuito dell'1,7% su base annua. L'analista prosegue rimarcando che le difficoltà di accesso al credito riguardano anche quei consumatori ampiamente solvibili e se si pensa che il 70% del pil è composto dalle spese dei consumatori, non c'è da essere allegri per il futuro; non sono risparmiate critiche pesanti all'amministrazione governativa quando afferma che "What's so frustrating is you have an administration that is arguing such a populist (ideology) and not appreciating all the unintended consequences that the consumer and small businesses have far less credit,"(cosa c'è di più frustante di avere un amministrazione  pregna di un ideologia populista  che non riesce a valutare le conseguenze indesiderate che il consumatore e le piccole imprese subiscono da minore  credito).
L'analista è fermamente convinta che le cose non si mettono bene per il consumatore che dispone di sempre meno liquidità e se ogni cosa che riguarda il consumatore avrà delle conseguenze sulle aziende presenti nel SP500 allora l'indice non potrà fare  a meno di essere sotto pressione ("I have 100 percent conviction that the consumer is not getting any better and there's not more liquidity," Whitney said. "So if everything touching the consumer is going to be represented in the SP500, then the SP is going to be under pressure."). L'unica soluzione valida per l'analista rimane quella che il governo  dia  maggiore liquidità ai consumatori ed è dell'avviso che lo stimolo fiscale sia insufficiente per stimolare la domanda.("I don't think you can cut taxes enough to stimulate demand," Whitney said. "For a 2010 prediction, which is so disturbing on so many levels to have so many Americans be kicked out of the financial system and the consequences both political and economic of that, it's a real issue. You can't get around it. This has never happened before in this country.")



STEVE GRASSO, DIRETTORE VENDITE ISTITUZIONALI STUART FRANKEL: RESTATE LUNGHI SULL'AZIONARIO.



Steve Grasso, direttore vendite di Stuart Frankel e collaboratore della CNBC, dà la sua visione in questa intervista sui possibili sviluppi del mercato; afferma che "nei commenti del presidente della Fed non ci sono commenti che possano far dedurre che la salita dell'oro possa considerarsi terminata  o che il declino del dollaro sia giunto al capolinea. Aggiunge inoltre che " ci possono essere giornate durante le quali l'oro può andare incontro a pesanti sell off senza per questo segnalare la fine dell'apprezzamento dell'oro; ha aggiunto inoltre che "non solo le grandi banche e le banche centrali stanno acquistando oro ma  anche gli investitori al dettaglio sono nel business dell'oro, come fondi, etf che danno una stabilità all'asset mai vista prima ; conclude dicendo che è dell'avviso che il mercato azionario si apprezzerà ancora come pure l'oro e quindi il consiglio finale è di restare lunghi sull'azionario.

lunedì 7 dicembre 2009

INDICE SP500: DUE OUTSIDE DAY , RARI MA STATISTICAMENTE CON IMPLICAZIONI BULLISH.


Venerdì grazie ai dati sull'occupazione la forte correlazione dollaro forte -mercati azionari deboli sembrava essersi  interrotta;  sia il Nasdaq che l'SP500 si sono riportati sui nuovi massimi delle ultime  settimane  ma i venditori  non sono rimasti con le mani conserte e hanno spinto gli indici al disotto dei minimi di giovedì; il   nuovo massimo di giovedì ed il  nuovo minimo rispetto alla giornata precedente  fanno da contraltare al nuovo massimo e al nuovo minimo di venerdì: ci troviamo di fronte a due outside day che si presentano con scarsa frequenza sui grafici; statisticamente nella maggioranza dei casi questa impasse del mercato si risolve in un recupero del mercato in misura maggiore se il giorno dopo l'outside day è negativo.Vedremo se anche in quest'occasione ci sarà un evoluzione positiva del mercato; sarebbe una conferma di notevole importanza visto che gli outside day si sono verificati  a contatto con le resistenze dando l'idea di un possibile  buying climax.

venerdì 4 dicembre 2009

DISOCCUPAZIONE AL 10% E MINOR PERDITA DI POSTI DI LAVORO DALL'INIZIO DELLA RECESSIONE.

I posti di lavoro persi nel mese di novembre sono stati appena 11.000 rispetto a previsioni di circa 130.000 unità; il tasso di disoccupazione calato al 10%, indica che probabilmente anche nel settore dell'occupazione si iniziano ad intravedere i primi segnali di miglioramento dopo che il mercato del lavoro era sprofondato a livelli peggiori a partire dalla seconda guerra mondiale. 

E' interessante a questo proposito dare un occhiata al grafico di Chart of The Day   che pone in prospettiva questo calo dei posti confrontando le perdite di posti di lavoro durante la recessione attuale (linea rossa continua) a quella dell'ultima recessione(linea oro tratteggiata)  e alla media delle recessioni che si sono succedute a partire dal 1950 e fino al 2006(linea blu tratteggiata). Come risulta ben evidente dal grafico, le perdite di posti di lavoro che hanno caratterizzato questa fase recessiva sono circa il triplo rispetto agli altri episodi recessivi  e  si posizionano  ai minimi della media delle recessioni del ciclo lavorativo. 
I mercati hanno reagito positivamente a questi dati a cui si stenta a credere possano essere reali mentre il dollaro si è rafforzato sulle principali valute alimentando la speculazione che questi dati possano costringere la Fed ad aumentare i tassi d'interesse molto prima di quanto preventivato. La disoccupazione in crescita è fra le principali preoccupazioni dell'amministrazione del Presidente Barack Obama e dei democratici che, in mancanza di segnali di miglioramento sul versante del lavoro, temono di perdere seggi in Congresso.

giovedì 3 dicembre 2009

LA FEBBRE DELL'ORO NON SI CALMA: C'E' CHI PENSA CHE POTREBBE ARRIVARE A 3000 DOLLARI FRA DUE ANNI.

In un intervista alla CNBC, David Tice,  analista alla Federated Investors, conferma la sua visione positiva sull'oro affermando che chi compra oro oggi sarà molto contento fra due anni ; sottolinea, inoltre, che pur ritenendo scontata la possibilità di un ritracciamento a causa del forte e rapido apprezzamento , resta molto fiducioso per i prossimi anni. Le sue considerazioni partono dalla constatazione che i paesi emergenti hanno solo il 2,2 % di riserve in oro rispetto ad un 38% dei paesi maggiormente sviluppati; se dovessero decidere di incrementare  le loro riserve al 5% allora l'oro potrebbe facilmente portarsi dai 2000 ai 2500 dollari. L'ottimismo dell'analista si spinge fino ad ipotizzare un prezzo di 3000 dollari nei prossimi due anni.

I TENTATIVI DELLA BANCA CENTRALE GIAPPONESE DI INDEBOLIRE LO YEN SEMBRANO FUNZIONARE.


E' il terzo giorno consecutivo che lo yen si indebolisce  sia contro dollaro ed euro che delle altre principali valute,  e le aziende esportatrici festeggiano  in  borsa portando il Nikkey al quarto rally più imponente da maggio scorso; hanno pesato anche le parole del presidente della Fed che ha espresso  parole di ottimismo sull'economia americana che è migliorata ,anche se modestamente ,da  ottobre a metà novembre anche grazie alla maggiore propensione a spendere da parte dei consumatori.

mercoledì 2 dicembre 2009

UN INCHIESTA CONDOTTA DA BLOOMBERG RILEVA CHE LE BANCHE EUROPEE STANNO DIVENTANDO SEMPRE PIU' GRANDI.

In un articolo  di Andrew MacAskill e  Jon Menon pubblicato su Bloomberg, gli autori  denunciano che le banche europee stanno uscendo dalla crisi assumendo dimensioni sempre più grandi e ciò rappresenterebbe  un rischio ancora maggiore per le  economie dei loro paesi.  C'e chi sostiene che si stiano seminando i semi della prossima crisi consentendo alle banche di diventare troppo grandi. Secondo i dati raccolti da Bloomberg 353 banche europee hanno notevolmente aumentato le proprie dimensioni a partire dal 2007 e addirittura 15 di esse  hanno asset superiori al prodotto interno lordo nazionale. E' il  caso di BNP Paribas, la banca più grande al mondo per asset, che dal 2007 ad oggi ha incrementato il proprio bilancio del 59% a 2,9 trilioni di euro , una somma equivalente al 117% del pil francese; rientra in questa categoria anche la Barclays che è cresciuta del 55% a 1,55 trilioni di sterline e cioè il 108% del pil inglese mentre la Santander, cresciuta del 30%, a 1,08 trilioni di euro ha oramai raggiunto  le dimensioni del pil spagnolo. 
Le perplessità circa la necessità di avere banche così grandi nasce dalla considerazione che in caso di un altra crisi sistemica e uno o più di una di queste banche dovesse fallire, non è difficile prevedere che ci potranno essere seri problemi da parte di quei paesi ad assorbire perdite di notevoli dimensioni.

ANALISI SP500 A CURA DI ICHIMOKU CHARTS.COM DEL1 DICEMBRE 2009

ANALISI USD/JPY A CURA DI ICHMOKUCHARTS.COM DEL 27 NOVEMBRE 2009.

martedì 1 dicembre 2009

IL CANCELLIERE ANGELA MERKEL E' PREOCCUPATA DAL PEGGIORAMENTO DELLA CRISI CREDITIZIA.

In un intervista radiofonica il Cancelliere si è dimostrata particolarmente preoccupata da un peggioramento della crisi finanziaria e intende coinvolgere i principali protagonisti della scena finanziaria per studiare eventuali misure che possano far fronte al credit crunch. Le crescenti preoccupazioni derivano anche dalla consapevolezza che gli istituti bancari tedeschi devono scrivere fra i crediti inesigibili ancora una montagna di quattrini; secondo le rivelazione della Bundesbank non meno di 90 miliardi di euro. In una ricerca condotta dal prestigioso IFO , l'istituto tedesco di ricerca economico, le condizioni del credito a novembre sono notevolmente peggiorate e almeno il 53% delle grandi  imprese manufatturiere  ha riscontrato l'impossibilità di ottenere credito da parte delle banche; ciò dimostra  che  la problematica relativa al credito si sta allargando oltre le  piccole imprese. Addirittura il Presidente dell'Ifo ha suggerito al governo tedesco di comprare azioni delle banche  arrivando ad una parziale nazionalizzazione invece di procedere all'acquisto di titoli   tossici.

IL FINANCIAL STABILITY BOARD COMMENTA LA NOTIZIA DEL FT: NON C'E' NESSUNA LISTA DEFINITA.

LE RICHIESTE EUROPEE ED AMERICANE DI UN APPREZZAMENTO ORDINATO E GRADUALE DELLO YUAN FINORA NON HANNO SORTITO ALCUN RISULTATO.



Durante la riunione fra i responsabili delle finanze europee e il Primo Ministro cinese, Wen Jiabao, è stata ribadita la richiesta alle autorità cinesi, richiesta già avanzata qualche setttimana fa da Barack Obama, di un apprezzamento graduale dello yuan;  la rivalutazione dello yuan viene ritenuta opportuna anche dal Presidente della Banca Centrale Europea Trichet ma le notizie diffuse dalla televisione ufficiale cinese  riportano che il Primo Ministro si è espresso per un mantenimento della stabilità dei tassi di cambio dello yuan, hanno definitivamente fatto accantonare ogni speranza che le autorità cinesi possano intervenire in tal senso. Lo yuan da marzo ad oggi, ha perso poco più del 15%   nei confronti dell'euro e l'economia europea è quella che ne risente di più con le esportazioni pesantemente penalizzate  mentre le merci cinesi ed americane diventano sempre più competitive mettendo a forte rischio la ripresa economica in atto. Il commissario europeo agli affari economici, Almunia, intanto ha sollevato lo spauracchio di un crescente protezionismo in Europa se non ci saranno progressi sulla questione dei cambi;  le esportazioni della Cina verso i  Paesi dell'Unione  rappresentano il  20% del totale  ed è inaccettabile e  irragionevole che  debba essere proprio l'area euro a pagare il prezzo più alto  per l' eccessiva fragilità del dollaro.

LO YEN SI INDEBOLISCE CONTRO DOLLARO E IL MERCATO AZIONARIO FESTEGGIA.


La caduta  dello yen rispetto al dollaro ha messo le ali al mercato azionario giapponese con il Nikkey in guadagno del 2,4%;la salita repentina dello yen degli ultimi giorni ha indotto le autorità governative a chiedere alla banca centrale un intervento più forte;  la riunione d'emergenza delle Banca Centrale  del Giappone ha indotto molti a speculare su possibili interventi  per limitare gli effetti  di uno yen forte che innesca effetti deleteri nell'economia giapponese;   infatti lo yen ha immediatamente fatto marcia indietro in particolar modo contro dollaro, sterlina ed euro perdendo  contro dollaro circa l'1% ; la  banca centrale oltre a lasciare inalterati i tassi d'interesse, ha poi previsto un nuovo piano di intervento di 115 miliardi di dollari(10 trilioni di yen) per limitare gli effetti dello yen forte e il calo dei prezzi al consumo. Nel documento finale della Banca centrale si legge che la decisione presa oggi insieme ai forti impegni finanziari assunti dal governo,  sosterrano l'economia fino alla  sua piena uscita dalla crisi. Per far fronte alla deflazione, inoltre, e promuovere il ritorno ad una crescita sostenibile  con prezzi stabili, la Banca farà  il massimo  in suo potere.
Forti dubbi vengono espressi da molti analisti circa l'esito di ogni possibile intervento diretto ad indebolire la valuta poichè il trend rialzista dello yen rimane intatto e non si escludono possibili ritorni sugli 80 dollari, massimo del 1995.
Di natura assolutamente opposto l'intervento della Banca Centrale Australiana che ha deciso di aumentare i tassi d'interesse di un quarto di punto per la terza volta consecutiva negli ultimi 3 mesi.