domenica 12 ottobre 2008

ALLA RICERCA DI RIMEDI ANTICRISI.

Minaccia di recessione globale, borse al collasso, e banche ormai quasi all'asfissia; la crisi finanziaria è arrivata ad un punto tale di gravità che si rende necessario un intervento coordinato dei governi: come ha detto il primo ministro inglese Gordon Brown: this is moment of truth, è il momento della verità. Dopo lo scarno documento del G7 di venerdì in cui si ribadisce l'impegno a salvare dal fallimento le banche più importanti , si attendono le decisioni che verranno prese dai quindici riuniti a Parigi dal presidente di turno Sarkozy; è molto probabile che si seguiranno le linee guida del piano annunciato dal governo inglese; quindi i Quindici decideranno la ricapitalizzazione delle banche e ne garantiranno i loro debiti. Secondo una bozza che circola in queste ultime ore è prevista una garanzia sui prestiti interbancari per 5 anni e sarà chiesto alla Bce di emettere prestiti da lei garantiti a favore delle imprese. Il timore è che si ribadiranno ,sbandierando il sigillo del coordinamento europeo, misure già prese dai singoli stati ; il problema è che oltre i reiterati inviti alla tranquillità non si ravvisa poi la ferma volontà di intervenire in maniera incisiva lasciando trasparire l'assoluta impotenza da parte dei governi e ciò non fa altro che diffondere ancora di più incertezza e paura; d'altronde neppure il piano inglese presenta elementi di eccezionale novità; il governo inglese oltre a garantire i depositi , ha messo sul piatto dai 25 ai 50 miliardi di sterline per ricapitalizzare le principali banche inglesi al fine di rafforzare le fondamenta del sistema bancario con un'opera di nazionalizzazione o semi-nazionalizzazione senza precedenti; ha consentito alla Bank of England di aumentare la liquidità a disposizione sul mercato interbancario, garantendo la raccolta a breve termine alle banche inglesi (fino a 200 miliardi di sterline) e ha messo in cantiere fino a 250 miliardi di sterline per garantire le nuove emissioni obbligazionarie bancarie collocate nei prossimi tre anni. L'auspicio è che il comunicato finale dell'incontro preveda un intervento congiunto dell'Europa, qualche provvedimento comune che metta tutti gli stati sullo stesso livello ed impedendo a paesi come il nostro, il cui debito è già di per se insostenibile, di peggiorare la già delicata situazione finanziaria.
Le idee non sono chiare e non sappiamo se le misure che si metteranno in campo saranno sufficienti a tamponare la difficile situazione finanziaria e ancor più le pesantissime conseguenze sull'economia reale; il livello spropositato del nostro debito pubblico, è un fardello che renderà sempre più oneroso ogni tipo d'intervento caricando sulle spalle dei contribuenti il rischio di default del sistema finanziario.

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