domenica 1 marzo 2009

S&P500: NEGLI ULTIMI DUE MESI PERDE IL 21%.




Banche, intermediari finanziari ed assicurazioni erano il settore più grande ed importante dell'indice S&P500 e ne rappresentavano, a partire dal 2002 fino ad aprile 2008, circa il 22% ; dai massimi del febbraio 2007 , l'indice settoriale dei finanziari ha perso circa il 78%, finendo ormai a rappresentare poco meno del 10% dell'indice SP500; nel solo 2008, il settore finanziario è crollato del 57%, un record storico dopo che le banche hanno registrato perdite che hanno superato di gran lunga i 1000 miliardi di dollari; basti solo ricordare che Citigroup e Bank of America, hanno perso più del 90% rispetto ai loro valori massimi e che Goldmann Sachs e Morgan Stanley hanno lasciato sul terreno più del 60%.

Il settore finanziario divenne l'industria più importante dell'indice SP500 nel febbraio 2002, sorpassando così il settore tecnologico, in seguito al crollo dell'indice tecnologico dopo i famosi massimi a 1527,46 del marzo 2000. Le industrie di computer e di software rappresentavano poco più del 34% dell'indice S&P500 e ora sono di nuovo il gruppo più grande rappresentandone circa il 17% ; le azioni del settore bancario misero a segno un rialzo del 22% nel 2006 ed ora hanno il minor peso relativo a partire dall'ottobre 1992.

Il nuovo anno non ha portato grosse novità e addirittura l'indice chiude i due primi mesi con una perdita superiore al 20%; siamo ai minimi degli ultimi 12 anni con una perdita, rispetto ai massimi storici,di circa il 50% ; senza dubbio perdite così importanti e con un livello di forte ipervenduto lasciano presagire che , prima o poi, il mercato possa correggere il persistente e continuo ridimensionamento e da più parti sta iniziando a diffondersi un certo ottimismo a favore di una fase positiva. Pur potendo sottoscrivere l'avvio di un imminente fase interlocutoria, preludio di una fase che corregga la forte discesa, resta determinante per l'indice S&P500 la tenuta della fascia compresa fra 680 e 650; al disotto di essa. la fiducia nel mercato azionario rischierebbe di essere definitivamente compromessa.


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