Mancano pochi giorni e a fine mese scadrà il tempo a disposizione di Fritz Henderson, chief executive di GM, per ridurre i debiti e le spese dell'ex colosso di Detroit; si tratta inequivocabilmente di una mission impossible in considerazione della catastrofica situazione deficitaria della casa automobilistica americana il cui primato di grandezza e di affidabilità ,costruito in un secolo di storia, sta inesorabilemente esaurendosi. Il tentativo di salvataggio del colosso automobilistico passa attraverso la rinegoziazione del debito obbligazionario; il piano di conversione in scadenza nei prossimi giorni infatti prevede la conversione in capitale ordinario degli aiuti di stato ricevuti e di una parte dei debiti pensionistici e sanitari (VEBA, Voluntary Employee benefit Association) che il gruppo vanta nei confronti dei lavoratori ; un altro 10% del capitale è offerto in questi giorni ai possessori di obbligazioni che con circa 27 miliardi di dollari investiti nell'azienda sono chiamati a sottoscrivere un cambio obbligazioni -azioni nella ragione di 225 azioni per ogni 1000 dollari di valore nominale dell'obbligazione; è un gran sacrificio chiesto ai risparmiatori che da obbligazionisti si trasformerebbero in azionisti con tutte le incognite che ciò comporterebbe; inoltre il rapporto di conversione che valuterebbe l'azione GM a circa 4,4 dollari a fronte di un prezzo di mercato di 1,37 dollari, penalizzerebbe in maniera pesante i risparmiatori con una ingiusitificata sperequazione nei confronti dei sindacati che oltre a ricevere 10 miliardi di dollari cash, avrebbero anche il 39% del capitale sociale a fronte di un debito di circa 20 miliardi di dollari. Quindi è molto probabile che questa proposta di conversione obbligazioni-azioni difficilmente possa avere successo se non attraverso un rilancio migliorativo da parte dell'Amministrazione Obama; ma anche in caso di successo dell'offerta di scambio, e quindi dell'azzeramento del debito i problemi per Gm non sarebbero definitivamente risolti; peserebbe come un macigno la distruzione di cassa che supera i 3 miliardi mensili e la mancanza di un progetto industriale valido per affrontare le sfide del futuro; inoltre la crisi in atto non lascia presagire niente di buono in un mondo globalizzato dove la disoccupazione potrà arrivare a livelli probabilmente mai toccati negli ultimi anni; l'alternativa rappresentata dalle procedure concorsuali quale il ch. 11 simile alla nostra amministrazione controllata o al ch. 7 con la definitiva scomparsa dell'azienda, non sarebbero allo stesso modo indolori. In caso di amministrazione controllata le vendite di auto crollerebbero a livelli ancora più bassi di quelli attuali e forti sarebbero le conseguenze nefaste per l'indotto; sarebbe un ulteriore disastro in una situazione economica e finanziaria già enormemente compromessa.
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